Re MIda, particolare di La calunnia di Apelle. Sandro Botticelli

Re Mida

Il mito di re Mida

Re Mida è comunemente noto come colui che è in grado di trasformare in oro tutto ciò che tocca. L’immaginario comune ci restituisce quindi l’idea di un uomo brillante. A ben vedere, tuttavia, nella narrazione mitologica re Mida è un uomo piuttosto ottuso.

In questo articolo in primo luogo conosceremo alcune leggende su re Mida narrate, tra gli altri, da Ovidio (43 a.C.-17 d.C.) e poi scopriremo qualche curiosità.

La storia di re Mida

Re Mida. Nicolas Tournier
Re Mida. Nicolas Tournier

Re Mida e l’oro

Tanto tempo fa, nella regione della Frigia, nacque un bambino destinato a diventare re. Il suo nome era Mida.

Le formiche e il presagio della ricchezza

Una notte, mentre il piccolo Mida era addormentato, una fila di formiche salì sulla sua culla e gli posò sulla bocca dei chicchi di grano.

Gli indovini interpretarono questo prodigio come presagio di enormi ricchezze.

Mida salva il satiro Sileno

Sileno ubriaco. Rubens
Sileno ubriaco. Rubens

Passarono gli anni. Mida crebbe e divenne re.

Un giorno Dioniso, dio dell’estasi e della follia, si dirigeva verso il fiume Pattolo, un fiume ora noto per essere ricco d’oro, ma che a quel tempo non lo era ancora.

Dioniso era circondato dal solito seguito di baccanti e di satiri festanti. Ma ne mancava uno: era Sileno, vecchio pedagogo del dio.
Dei contadini frigi l’avevano visto barcollare per l’età e per l’ebbrezza e lo condussero dinnanzi al re.

Re Mida, amante dei piaceri, era stato iniziato ai sacri misteri dionisiaci e dunque riconobbe immediatamente il saggio satiro.

Il re indisse una sontuosa festa in onore di Sileno. Per dieci giorni e dieci notti, tra fasti e abbondanti libagioni, i favolosi racconti del saggio satiro deliziarono Mida. L’undicesimo giorno il re si recò da Dioniso per riconsegnare Sileno al suo pupillo.

Tutto ciò che il re tocca diventa oro

Mida e Bacco. Nicolas Poussin
Mida e Bacco. Nicolas Poussin

Dioniso, lieto e riconoscente per aver ritrovato l’amato Sileno, offrì a Mida di esaudire un suo desiderio.
Il re immediatamente risposte: “Fa’ o Dioniso che tutto ciò che tocco si trasformi in oro!”
Dioniso acconsentì.

 Re Mida, ebbro di felicità, sulla via del ritorno toccava questo e quello e vedeva tutto trasformarsi in oro.

Allungò la mano verso un ramo di quercia e divenne oro, sollevò da terra un sasso e anche quello divenne d’oro.

In preda al delirio allungava le mani ovunque e tutto diventava d’oro.

L’avidità quasi mortale

Ma il giubilo improvvisamente si trasformò in disperazione: il re non poteva abbracciare nessuno senza che questi si trasformasse in freddo metallo, né poteva mangiare o bere, poiché anche il cibo si trasformava in solido oro e il vino in oro fuso.
Mida si rese conto che ben presto sarebbe rimasto solo e sarebbe morto di fame e di sete, così alzando le braccia la cielo invocò Dioniso: “Perdonami o dio dell’ebbrezza, abbi pietà di me! La ricchezza non può nutrire il mio corpo né il mio animo. Ti prego liberami da questa maledizione che da stolto pensavo essere una benedizione.”

Dioniso allora rispose: “Mida, recati alla sorgente del fiume Pattolo e lavati per toglierti di dosso insieme all’oro, l’avidità che  ti ha quasi ucciso.”

Mida si purifica

Re Mida si lava alla sorgente del fiume Pattolo. Bartolomeo Manfredi
Re Mida si lava alla sorgente del fiume Pattolo. Bartolomeo Manfredi

Re Mida si lavò al fiume come gli era stato indicato da Dioniso. Così l’oro passò dal corpo del re al fiume tingendone le acque. E ancora oggi le sabbie di quel corso d’acqua brillano dorate.

Re Mida e le orecchie d’asino

La gara tra Apollo e Pan. Jacob Jordaens
La gara tra Apollo e Pan. Jacob Jordaens

Mida devoto a Pan

Re Mida, dopo la terribile avventura con l’oro, iniziò a provare ribrezzo per le ricchezze.

Fu così che il re decise di vivere nella natura e di essere devoto a Pan, il dio mezzo uomo e mezzo capra che dimora sui monti.

Il primo concorso musicale della storia

Un giorno Pan si trovava sul monte Tmolo e, suonando allegramente il suo flauto fatto di canne, si vantava di essere un virtuoso dell’arte della musica. Tanto si vantava che a un certo punto osò dire:
“Suono talmente bene che nemmeno Apollo, con la sua cetra, potrebbe vincermi in una gara di musica!”
Immediatamente comparse Apollo, il dio musico, che con aria sprezzante raccolse la sfida.
Tutte le ninfe e i fauni della montagna giunsero ad assistere alla contesa, le muse di Apollo accorsero e anche re Mida arrivò ad ascoltare la gara musicale tra il flauto di Pan e la cetra di Apollo.

Il giudizio di Tmolo

Il dio della montagna Tmolo fece da arbitro.

Il vecchio Tmolo si sedette sul suo monte e, allontanando gli alberi dalle orecchie, disse: “Il giudice è pronto. Si dia inizio alla competizione!”

Pan iniziò a suonare il suo strumento agreste e quel rozzo suono mandò in estasi re Mida.

Finita l’esibizione di Pan, il sacro Tmolo volse lo sguardo verso l’altro contendente e tutto il bosco si volse con lui in quella direzione.

Apollo, dal biondo capo cinto d’alloro, prese a suonare con eleganza la divina cetra.

La dolce armonia conquistò Tmolo, il quale decretò Apollo vincitore tra il giubilo di tutti i presenti. Tutti eccetto re Mida.

Il giudizio di Mida

Il giudizio di re Mida. Émile Lévy
Il giudizio di Mida. Émile Lévy

Re Mida prese a contestare il verdetto di Tmolo sostenendo che la vittoria andava attribuita a Pan.

Apollo, stizzito per l’inopportuno commento di Mida, gli disse: “Stolto Mida, visto che ascolti come un asino, allora avrai anche le orecchie di un asino!”

Così le orecchie di Mida crebbero, si riempirono di peli e divennero mobili alla base.

La vergogna delle orecchie d’asino

Mida, per nascondere quella vergogna, prese a indossare un cappello. Ma un giorno dovendo tagliarsi i capelli fu costretto a mostrare le sue orecchie d’asino al barbiere.

Il re impose il silenzio al barbiere, ma questi non riuscendo a resistere al gusto del pettegolezzo scavò una buca sulla riva di un fiume e chinandosi vi sussurrò dentro: “Re Mida ha le orecchie d’asino!” Poi se ne andò, non prima però di aver coperto la buca. 

Un pettegolezzo gridato ai quattro venti

Ma dalla buca germogliarono presto delle tremule canne. E da allora, ogni volta che soffia il vento, le canne ripetono le parole sepolte svelando a tutti la vergogna delle orecchie d’asino di re Mida.

Curiosità sul mito di Mida

Sileno e Mida

Da queste leggende semicomiche emerge un personaggio poco avveduto, se non addirittura stolto: per avidità rischia la morte e per ignoranza e iniquità subisce una trasformazione animalesca.

All’ottuso re Mida si contrappone come un “doppio” il personaggio del saggio satiro Sileno che pur condividendone alcuni tratti selvaggi, è un maestro.

Abbiamo già affrontato il topos letterario del “doppio” o  Doppelgänger in diversi articoli (esempio Amore e Psiche e Jules Verne e il suo straordinario giro del mondo).

L’incontro di Mida col saggio Sileno è citato anche da Nietzsche (1844-1900) nella sua opera La nascita della tragedia (cap. 3):

“L’antico mito racconta di come re Mida abbia dato la caccia per molto tempo al saggio Sileno…quando infine gli cadde tra le mani, il re chiese quale fosse la cosa migliore per gli uomini. [Sileno rispose]: la cosa in assoluto migliore…è non essere nato…la seconda è morire presto.”

Tiziano nelle vesti di Mida

Apollo e Marsia. Tiziano
Apollo e Marsia. Tiziano

In alcune versioni del mito a sfidare Apollo nella gara musicale giudicata da Mida non è Pan, bensì il satiro Marsia che per punizione venne poi scorticato a morte.

Questa raccapricciante punizione è rappresentata da Tiziano (ca. 1488-1576) nell’opera Apollo e Marsia. Pare che il personaggio di re Mida, dipinto pensieroso sulla destra, sia un autoritratto dello stesso Tiziano.

Botticelli e le orecchie d’asino di re Mida

La calunnia di Apelle. Sandro Botticelli
La Calunnia. Botticelli

La figura di Mida con le orecchie d’asino fu dipinta anche da Botticelli (1445-1510) nel quadro intitolato Calunnia attualmente esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Abbiamo parlato di Botticelli anche nell’articolo dedicato a I personaggi della Primavera di Botticelli.

La Calunnia è un quadro allegorico realizzato da Botticelli negli anni novanta del ‘400, e testimonia i turbamenti spirituali del pittore fortemente influenzato dal clima politico dell’epoca. Era da poco morto il suo mecenate Lorenzo il Magnifico (1449-1492) e a Firenze imperversavano le prediche di Savonarola (1452-1498).

Il dipinto contrappone il fallace giudizio umano, rappresentato appunto da re Mida sulla destra, al giudizio divino indicato dalla Nuda Verità sulla sinistra.

Due cattive consigliere, Sospetto e Ignoranza, sussurrano parole inique alle grandi orecchie d’asino di re Mida, simbolo del cattivo giudice. Questo tende la mano al livido Rancore che a sua volta afferra il polso di Calunnia. L’affascinante Calunnia, lasciandosi acconciare i biondi capelli dalle sue ancelle Perfidia e Frode, regge con la mano sinistra una fiaccola che non illumina e con la mano destra trascina per i capelli il calunniato. Il povero innocente seminudo tiene le caviglie incrociate come Gesù in croce e giunge le mani in preghiera. Dietro a questo gruppo si staglia Penitenza vestita in nero che osserva Verità. Quest’ultima figura è completamente nuda e indica il cielo come a invocare la giustizia divina.

I video su re Mida

Se vuoi goderti la narrazione delle due leggende su re Mida accompagnato dai capolavori della storia dell’arte che questi miti hanno ispirato nei secoli, ti invito a vedere i video sul canale YouTube di Libriazonzo che trovi qua sotto.

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