Il Milione di Marco Polo

Il Milione di Marco Polo, un viaggio di più di sette secoli

Quando ero bambina quelle che oggi sono le serie TV si chiamavano sceneggiati.
Ogni settimana attendevo con impazienza una nuova puntata per vivere le avventure di eccentrici personaggi d’altri tempi: scienziati, musicisti, esploratori.

Chissà, forse la mia passione per i viaggi è nata proprio lì, davanti alla TV, mentre al suono della musica di Ennio Morricone osservavo rapita le usanze stravaganti di popoli lontani attraverso gli occhi stupefatti di un ragazzino di nome Marco Polo.
Il celebre viaggiatore veneziano, vissuto tra il 1254 e il 1324, aveva infatti appena 17 anni quando, insieme al padre e allo zio, partì per il viaggio le cui gesta sono giunte a noi grazie al favoloso libro Il Milione.

Ritratto di Marco Polo
Marco Polo con Il Milione

L’antefatto

Il padre Nicolò e lo zio Matteo erano appena tornati da un viaggio di nove anni in Estremo Oriente. Partiti come mercanti, i due fratelli Polo tornarono come ambasciatori del Kublai Khan.
Durante le loro peregrinazioni, infatti, trascorsero un periodo alla corte di questo imperatore mongolo particolarmente aperto verso l’occidente. Il Gran Khan incaricò i Polo di fare una ambasciata al Papa chiedendo che gli fossero inviate alcune gocce dell’olio che ardeva sul Santo Sepolcro e cento missionari dotti che potessero insegnare, oltre al cristianesimo,  gli usi e i costumi della cultura occidentale.
Congedandosi dai fratelli Polo, il Gran Khan consegnò loro una piastra d’oro affinché potessero intraprendere il viaggio di ritorno in sicurezza. Questa piastra era una sorta di lasciapassare valido su tutti i territori dell’immenso impero mongolo.
Giunti finalmente in Occidente, ricevettero però la notizia che il Papa era morto.
Dopo quasi due anni l’elezione del nuovo Pontefice non era ancora avvenuta. Decisero quindi di rimettersi in viaggio comunque. Questa volta portarono con loro il giovane Marco.

Il viaggio verso oriente

Itinerario del viaggio di Marco Polo
Itinerario del viaggio di Marco Polo

La partenza di Marco Polo

Nel 1271 i tre Polo si imbarcarono da Venezia per raggiungere come prima tappa la Terra Santa. Sbarcarono al porto di Acri, nell’attuale Israele, dove chiesero al legato della Chiesa (una sorta di rappresentante del potere pontificio) il permesso di andare a Gerusalemme a prendere l’olio santo da portare al Gran Khan.

Una importante deviazione

Ripartirono verso l’Oriente, ma raggiunta la città di Laiazzo, nell’attuale Turchia, vennero a sapere che proprio il legato col quale avevano parlato era stato eletto Papa.
Si tratta di Papa Gregorio X interpretato nello sceneggiato dal premio oscar Burt Lancaster.
I tre Polo furono dunque richiamati in Terra Santa dal neoeletto Pontefice che affidò loro per il Gran Khan delle lettere, dei doni e, anziché i cento missionari richiesti, due frati predicatori.
Siamo verso la fine dell’epoca delle Crociate (1095 – 1291), dunque i territori del Medio Oriente erano estremamente pericolosi. Cosicché i frati, spaventati, abbandonarono presto la spedizione.

Il lungo viaggio di Marco Polo sulla via della seta

I Polo si rimisero in cammino scendendo, attraverso l’attuale Iran, fino al Golfo Persico.
Il piano originale era infatti quello di prendere una nave, ma dopo aver constatato la pericolosità delle imbarcazioni disponibili, decisero di risalire e viaggiare via terra percorrendo il ramo principale della via della seta.
Fu un viaggio lungo e pericoloso. Passarono per gli attuali paesi dell’Iran, dell’Afghanistan e del Pakistan. Attraversarono il deserto del Gobi. Poi finalmente, dopo quasi quattro anni, giunsero a Shàngdū, la corte estiva del Kublai Khan, un vero paradiso terrestre.

Il Gran Khan e la sua dinastia

Alcuni Khan dell'Impero Mongolo
Alcuni Khan dell’Impero Mongolo

Mi si consenta qui una piccola digressione utile a comprendere in quale mondo arriva Marco Polo.
Alla fine del XII secolo, nel cuore della steppa mongola a nord della Cina, nacque un bambino di nome Temüjin, passato alla storia come Gengis Khan (1162 – 1227).
Quando aveva nove anni Temüjin giurò alla madre di vendicare la morte del padre avvelenato da una tribù rivale.
All’inizio del XIII secolo Temüjin riunì in un’unica potenza le tribù mongole acquisendo il titolo di Gengis Khan: “sovrano universale”. Creò l’Impero Mongolo e lo estese al di fuori dei suoi confini naturali. L’espansione dell’impero continuò con i suoi discendenti, figli e nipoti.

Kublai Khan (1215 – 1294), nipote di Gengis Khan, fu nominato Gran Khan nel 1260. Spostò la capitale dell’Impero Mongolo a Pechino e regnò in Cina fondando la dinastia Yuan (1271-1368).
Gli imperatori mongoli erano spietatamente crudeli, ma anche leader saggi. Mostrarono estrema tolleranza religiosa e una straordinaria apertura alle idee dei popoli sottomessi. Ne acquisirono la scrittura e le tecnologie. Crearono una fitta rete di comunicazioni con strade, canali e sistemi postali efficienti.

La pax mongolica

Espansione dell'Impero Mongolo 1206 - 1294
Espansione dell’Impero Mongolo 1206 – 1294

L’Impero Mongolo raggiunse in breve tempo un’area che andava dal Mar del Giappone a est, fino alle porte dell’Europa e alla Persia a ovest. Divenne il più vasto impero di terra ininterrotto dell’intera storia dell’umanità.
Nei vasti territori dell’impero i guerrieri mongoli imponevano l’ordine soffocando nel sangue ogni ribellione. I predoni erano terrorizzati. Venne a crearsi così una condizione di relativa sicurezza per mercanti, missionari e viaggiatori che attraversavano la via della seta. Questa situazione, nota come “pax mongolica”, favorì la fioritura di scambi culturali e commerciali tra Oriente e Occidente.

Marco Polo funzionario del Gran Khan

Fu in questo contesto che Marco Polo entrò in contatto con l’Oriente. La civiltà cinese era straordinariamente evoluta e dinamica.
Marco Polo ci racconta l’opulenza dei palazzi e i fasti della vita di corte svelandoci delle piccole bizzarrie. Ad esempio, a proposito dei servitori dei pasti del Gran Khan racconta che:

portano sulla bocca e sul naso fasce d’oro e di seta perché il loro fiato non contamini i cibi e le bevande del Signore.

…una sorta di “mascherine” di lusso!

Kublai Khan aveva bisogno di funzionari che lo aiutassero a governare lo sconfinato impero e non si fidava dei cinesi appena conquistati. Nominò pertanto il giovane Marco suo funzionario.
In tale posizione Marco Polo poté spingersi fino a zone allora poco aperte agli occidentali.
Acuto osservatore, ne Il Milione descriverà gli usi e costumi anche sessuali delle diverse popolazioni d’Oriente. Si soffermò sui vari riti religiosi e funebri. Ne spiega le coltivazioni, le ricchezze e la fauna.
Il Milione narra che i tre Polo aiutarono l’espansione dell’impero nella resa della città di Sanianfu (probabilmente l’attuale Xiangyang) già da anni tenuta inutilmente sotto assedio dall’esercito mongolo:

I due fratelli Polo e Marco..dissero:
“Gran Signore, abbiamo con noi…uomini che hanno un mangano col quale possono gettare lontano tali pietre da far spaventare gli abitanti della città: e vedrete che si arrenderanno alla prima pietra scagliata contro di loro.”
Il Gran Signore disse..che approvava…A quel prodigio gli assediati restarono atterriti…decisero di arrendersi.

Marco Polo racconta della sottomissione del re della contea di Cimba, l’attuale Vietnam, al Kublai Khan e delle usanze di quell’antico regno:

In questo regno nessuna ragazza si può sposare senza che il re la veda prima; e se gli piace la sposa lui…

Il pretesto per il ritorno di Marco Polo

Dopo 17 anni a servizio del Gran Khan si presenta l’occasione del ritorno per i tre Polo. Una principessa mongola, la principessa Cocacin, deve andare in sposa per ragioni di stato al regnante della Persia, un nipote del Gran Khan. Si ritiene più sicuro farla viaggiare via mare. Viene dunque deciso di farla accompagnare dai Polo essendo loro esperti navigatori veneziani.

Le peripezie del ritorno di Marco Polo

Intraprendono quindi il viaggio di ritorno per la via della seta marittima su imbarcazioni affidabili fornite dal Gran Khan.

Questo viaggio è fonte di altri racconti gustosissimi come quello degli unicorni dell’isola di Giava:

(gli) unicorni (sono)…non meno grossi degli elefanti …nel pelame somigliano ai bufali e nelle zampe agli elefanti. L’unicorno ha poi un corno in fronte molto grosso…La sua testa somiglia a quella del porco selvatico…è molto brutto…e non somiglia affatto…a ciò che diciamo quando lo descriviamo come un animale che si lascia prendere in braccio da una vergine

Con ogni probabilità Marco Polo aveva visto i rinoceronti indiani!

Nel viaggio in mare verso occidente passarono per gli attuali paesi dell’Indonesia, Sri Lanka, e India per sbarcare infine nell’attuale Iran.
Lasciata la principessa mongola al re della Persia, i Polo proseguono verso casa salendo a nord via terra fino a Trebisonda, nell’attuale Turchia. Sul Mar Nero si imbarcano passando per Costantinopoli, l’attuale Istanbul. E solo nel 1295 arrivano finalmente via mare a Venezia.

Prigionia di Marco Polo a Genova

Pochi anni dopo il ritorno a Venezia, i conflitti tra le repubbliche marinare porteranno alla prigionia di Marco Polo a Genova (1298 – 1299). In prigione Marco raccontò il suo viaggio avventuroso al romanziere Rustichello da Pisa, suo compagno di cella, anche lui in prigione a causa dei conflitti commerciali tra repubbliche marinare. Rustichello trascrisse quel variopinto racconto di mondi pressoché sconosciuti agli occidentali dell’epoca. Ne venne fuori Il Milione: un capolavoro di inestimabile valore che dopo più di sette secoli continua ad affascinarci.

Le versioni de Il Milione

Siamo alla fine del ‘200, dobbiamo ancora attendere un secolo e mezzo per l’introduzione in Europa della stampa a caratteri mobili. I libri venivano ancora scritti a mano.
L’originale de Il Milione, purtroppo, è andato perduto e nel corso del secoli sono proliferate versioni e traduzioni diverse a seconda del pubblico cui erano destinate:

  • Rustichello era un letterato e la sua versione era rivolta alle classi colte dell’epoca quindi scrisse in lingua franco italiana: la lingua della prosa per eccellenza dell’epoca.
  • Si diffusero poi versioni di una traduzione in toscano. Questa era destinata ai mercanti, quindi era ricca di dati economici, politici e commerciali, mentre non riportava le parti più romanzesche del racconto.
  • Venne tradotta anche una versione in latino che, essendo rivolta al clero, sconta la censura delle parti relative ai riti religiosi e alle usanze locali.

Versioni attualizzate de Il Milione di Marco Polo

Io ho letto una versione basata su un manoscritto francese ritenuto aderente all’originale, molto godibile per il lettore contemporaneo poiché tradotta in italiano moderno. La traduzione è della scrittrice Maria Bellonci, che, tra l’altro, scrisse poi anche un romanzamento della sceneggiatura della miniserie televisiva di cui abbiamo parlato.

Nell’incipit Rustichello spiega che il libro riporta i racconti di ciò che Marco Polo vide con i suoi occhi e aggiunge:

E se non proprio tutto (Marco Polo) vide con i suoi occhi, sempre si giovò di testimonianze di uomini degni di fede.

Il Milione di Marco Polo, una guida di viaggio ante litteram

È arduo ricostruire l’itinerario puntuale del viaggio, sia perché i nomi dei luoghi sono cambiati nel corso dei secoli, sia perché talvolta Marco Polo descrive luoghi in cui non è passato direttamente e che gli sono stati descritti da altri.

Possiamo dire, con rispetto parlando, che Il Milione era una Lonely Planet ante litteram. Spiegava infatti dettagliatamente i tempi di percorrenza di ogni tragitto, la geografia, il clima, la possibilità o meno di trovare viveri e acqua durante il percorso, la lingua e gli usi degli abitanti, le coltivazioni tipiche dei vari luoghi e le merci che vi si trovano.

Marco Polo ci descrive l’uso della carta moneta e alcune fonti energetiche ancora sconosciute in occidente come il petrolio e il carbone:

Al confine con la Georgiana c’è una fontana d’olio che scorre…Per quest’olio viene gente da molto lontano e per tutta la contrada solo quell’olio si arde e si brucia.

Per tutta la provincia del Catai esiste una specie di pietre nere che si estraggono dalla montagna…ardono da sembrare legna e mantengono fuoco e calore più della legna stessa.

Il Veglio della Montagna

Il Milione non è solo il resoconto di uno straordinario viaggio. Racconta anche storie curiose come la leggenda del Veglio della Montagna.
In un luogo dalle parti dell’attuale Teheran si narra che abitasse un vecchio saraceno che si chiamava Alaodin. Il vecchio aveva fatto costruire tra due montagne un palazzo simile al Paradiso descritto da Maometto. Nei giardini scorrevano ruscelli di latte, miele e vino. C’erano fanciulle meravigliose che cantavano, danzavano ed erano

ammaestrate a fare agli uomini tutte le carezze e lusinghe che si possono immaginare.

Quando il vecchio, per intrighi di potere, voleva fare uccidere un uomo potente, selezionava dei giovani uomini, li drogava e li faceva entrare in questo luogo favoloso facendo loro credere di essere in Paradiso. Poi li faceva svegliare fuori dal “Paradiso” dicendo loro che vi sarebbero potuti rientrare solo dopo aver commesso l’omicidio. Si dice che la droga utilizzata fosse l’hashish e questa sarebbe dunque l’origine della parola “assassino”.
Pare che ci siano fonti arabe, persiane e cinesi che attesterebbero la veridicità della storia.

Le tracce di Marco Polo nella Venezia di oggi

Marco Polo nella Venezia di oggi
Marco Polo nella Venezia di oggi

Marco Polo, rilasciato dalla prigionia nel 1299, fece ritorno a Venezia dove visse fino alla sua morte nel 1324.
Dal suo testamento, oltre alle piastre d’oro donate dal Gran Khan come lasciapassare, risulta anche la proprietà delle case prospicienti la Corte del Milion.
Dove oggi sorge il teatro Malibran, negli anni ’90 sono stati fatti dei lavori e sembra che siano stati individuati i resti della casa che Marco Polo comprò al ritorno dal suo viaggio.
Pare che questa casa sia bruciata in un incendio nel ‘500.
Sull’entrata del teatro si trova oggi una targa che commemora l’epico viaggio di Marco Polo. I gondolieri la indicano ai turisti mentre passano sotto ai ponte che porta il nome dell’esploratore veneziano.

Il successo de Il Milione nel tempo

Il Milione ebbe un successo talmente immediato che i commerci con la Cina crebbero vertiginosamente.
Ben due secoli dopo Cristoforo Colombo, convinto di dirigersi verso le Indie, se ne servì come un punto di riferimento per le sue esplorazioni.
Ancora oggi Il Milione è una lettura avvincente che ci permette di viaggiare attraverso mondi passati ed esotici.
Smise tuttavia di essere una guida geografica per mercanti ed esploratori dopo l’epoca delle grandi esplorazioni e in particolare dopo Vasco da Gama, che navigò direttamente fino in India doppiando il Capo di Buona Speranza alla fine del ‘400. Ma questa è un’altra storia.

Il video dedicato a Marco Polo

Se vuoi approfondire la storia di Marco Polo insieme ai luoghi della Venezia di oggi che ancora lo ricordano ti invito a vedere il video sul canale YouTube di Libriazonzo che trovi qua sotto.

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