Eco e Narciso

Eco e Narciso

La storia di Eco e Narciso

Scopriamo insieme la storia di Eco e Narciso che Ovidio ci racconta ne “Le Metamorfosi” (libro III 340 – 510).

La nascita di Narciso e la predizione di Tiresia

Liriope porta Narciso da Tiresia. Giulio Carpioni
Liriope porta Narciso da Tiresia. Giulio Carpioni

La bellissima dea Liriope, avvolta dalle onde del dio fiume Cefiso, invaghito di lei, aveva concepito un bimbo che già appena nato ispirava amore.
Lo chiamò Narciso e volle consultare il veggente Tiresia per conoscerne il destino.

“Tiresia” disse “tu che hai perduto la vista ma puoi prevedere il futuro, dimmi: Narciso vivrà a lungo?”

Il veggente rispose “Vivrà a lungo se non conoscerà mai se stesso“.

Per lungo tempo la predizione sembrò priva di significato.

L’incontro tra Eco e Narciso

A 16 anni Narciso era così bello che tutti, ragazzi e fanciulle, lo desideravano. Tuttavia era talmente superbo che non si lasciava toccare da nessuno.

Un giorno, mentre era a caccia di cervi, lo vide una ninfa tutta voce che non poteva tacere davanti a qualcuno che parlava, ma non poteva nemmeno parlare per prima. Era la ninfa Eco.

In quel tempo Eco era ancora dotata di un corpo, ma pur avendo una bocca chiacchierina, la poteva usare soltanto per rimandare il suono delle ultime parole udite.

Era stata una vendetta di Giunone.

Jacques Louis Dubois - Giunone
Giunone. Jacques Louis Dubois

Giunone si vendica su Eco

Il marito di Giunone, il dio Giove, era solito amoreggiare sui monti con le ninfe e la furba Eco intratteneva Giunone con lunghi discorsi affinché le ninfe avessero il tempo di fuggire.

Quando la dea se ne accorse tuonò: “Ormai questa linguaccia che si è presa gioco di me ti servirà ben poco. Da questo momento potrai solo ripetere ciò che ascolti”.

E la minaccia si avverò.

L’illusione reciproca tra Eco e Narciso

Quando Eco vide Narciso si accese di desiderio e prese a seguirlo di nascosto.
Una volta, per caso, Narciso si era separato dai suoi amici nel bosco. Accortosene gridò “C’è qualcuno?” “C’è qualcuno” rispose Eco. Il giovane, stupito, scrutò da ogni parte ed esclamò a gran voce “Vieni!” “Vieni” rispose Eco. Narciso, tratto in inganno dalla voce che replicava, insistette “Incontriamoci!” ed ella ripeté “Incontriamoci” e uscì dal bosco protesa col desiderio di abbracciarlo, ma lui fuggì gridando “Vattene, lasciami. Morirei piuttosto che darmi a te”. Lei rispose solamente “Darmi a te”.

Il dolore di Eco e la sua metamorfosi

Eco. Alexandre Cabanel
Eco. Alexandre Cabanel

Colpita dal disprezzo di Narciso, Eco si rifugiò nel bosco e vi si nascose vergognosa senza uscirne mai più.
L’amore le restò conficcato nel cuore alimentando il dolore per essere stata respinta. Non poteva più dormire né mangiare e il suo corpo, piano piano, spariva lasciando solo la voce e le ossa. Si narra che le ossa siano mutate in roccia.

Eco e Narciso attribuito a Nicolas Poussin
Eco e Narciso. Attribuito a Nicolas Poussin

Da allora Eco resta nascosta nelle selve senza che la si possa vedere allo scoperto, ma tutti la sentono. Di lei sopravvive la voce.

L’intervento di Nemesi

Narciso intanto continuava a prendersi gioco delle ninfe come aveva fatto con Eco. Prima la stessa sorte era toccata ai suoi compagni. Uno di questi disgraziati aveva invocato Nemesi, la dea della giustizia e della vendetta, e distrutto dal dolore le disse: “Possa anch’egli amare senza avere mai l’amato“.

Narciso si innamora

Un giorno Narciso, stanco per aver cacciato nella calura, entrò in un bosco fitto e fresco e si accostò a una fonte che splendeva come argento. Il giovane si chinò per bere. Ma cercando di placare la sete gliene crebbe un’altra.

Vide il suo riflesso nell’acqua. Steso sull’erba contemplò se stesso e per la prima volta ammirò tutta quella bellezza che altri prima di lui avevano ammirato.

Protese le braccia nell’acqua, ma non riuscì ad abbracciare l’amato. Colui che amava non esisteva, non era altro che un tenue riflesso, un’illusione. Abbandonato sull’erba si consumava contemplando quell’immagine. Non dormiva. Non mangiava.
“Perché mi illudi, mio unico amore, e poi fuggi quando ti cerco? Mi lasci sperare col tuo sguardo. Quando tendo le braccia lo fai anche tu. Se sorrido sorridi anche tu. E quando piango piangi anche tu. Inoltre, per quel che posso comprendere dai movimenti delle tue labbra, quando ti parlo ricambi le mie parole anche se non riesco a sentirle. Ma allora è chiaro, ho capito! Sono io! Cosa posso fare? Ciò che desidero è in me e tuttavia mi manca“.

Narciso
Narciso. Jules Cyrille Cave

La follia d’amore

Consumandosi nella follia d’amore Narciso perse le sue forze e la sua bellezza. Quando Eco vide ciò che restava di quel corpo che una volta aveva amato, nonostante il rancore per come lui l’aveva offesa fosse ancora vivo, ne provò dolore.

Ogni volta che Narciso diceva lamentosamente “Ahimè” Eco ripeteva il gemito e quando infine, lasciandosi morire, Narciso disse “Addio fanciullo invano amato” Eco riecheggiò “Addio fanciullo invano amato“.

La metamorfosi di Narciso

Lo compiansero le ninfe delle acque e le ninfe dei boschi. Ma quando si avvicinarono al corpo di Narciso, si accorsero che questo non c’era più. Al suo posto trovarono un fiore col cuore color arancio cinto da petali bianchi.

Narciso by Матвей Тузов
Narciso by Матвей Тузов

Perché la storia di Eco e Narciso è sempre attuale?

La storia di Eco e Narciso che Ovidio ci racconta nelle sue Metamorfosi è una storia eterna perchè parla di noi. Il rispecchiarsi nell’altro, la ricerca nell’altro di qualcosa che è dentro di noi, l’incapacità di esprimere una pripria voce autentica, la difficoltà di cogliere la bellezza che sta dentro di noi e la forza di conoscere se stessi sono temi sempre attuali.

Anche qui ritroviamo con una forza dirompente l’eterno tema del doppio, il Doppelgänger  (già trovato in altre declinazioni nell’articolo su “Il giro del mondo in 80 giorni” e sul mito di Amore e Psiche). Narciso si innamora del proprio doppio: la sua immagine riflessa. L’incapacità di cogliere la propria bellezza e farla propria, dapprima lo rende crudele verso coloro che invece riescono a vederla, poi lo condanna alla follia.  Eco, incapace di esprimere la propria voce autentica, è condannata all’invisibilità e a essere solamente il doppio di tutti coloro che ascolta.

Il mito di Eco e Narciso, come ogni storia eterna, ci accompagna nel lungo viaggio dentro noi stessi e ci aiuta a scoprire un po’ di più chi siamo. E lo fa con la delicatezza delle favole che svelano i loro segreti solo quando siamo pronti ad ascoltarli.

Forse il segreto che questa favola vuole svelarci è di cogliere la nostra particolare e unica bellezza ed esprimerla con coraggio ed autenticità. Come un fiore di narciso che, fiero e umile, si mostra con semplicità nella sua splendida bellezza. Solo questo potrà liberarci da predizioni di indovini e castighi degli dei.

Il video di Eco e narciso

Se vuoi goderti la narrazione avvolto dalla musica di Camille Saint-Saëns  e Claude Debussy, nonché gustando le opere d’arte che questa storia ha ispirato nei secoli, ti invito a vedere il video sul canale YouTube di Libriazonzo che trovi qua sotto.

Se sei interessato a questo genere di argomenti ti invito a iscriverti alla newsletter di Libriazonzo.