Amore e Psiche di François Gérard

Amore e Psiche

La storia di Amore e Psiche

Apuleio ci regala il mito di Amore e Psiche come racconto all’interno della narrazione del suo “Le metamorfosi” o “L’asino d’oro”. Vediamone qui di seguito brevemente la trama e successivamente traiamone insieme alcuni insegnamenti.

Psiche, una bellezza quasi divina

C’era una volta, in un regno lontano, una giovane principessa di nome Psiche. La bellezza della fanciulla era straordinariamente prodigiosa e si era così sparsa la voce che Venere, dea dell’amore, fosse discesa fra gli uomini.
Folle di pellegrini affrontavano lunghi viaggi per vedere Psiche offrendole ghirlande di fiori e nessuno andava più a visitare i templi della vera Venere e le sue statue restavano disadorne.

Così la dea, furente di rabbia, mandò a chiamare il suo alato figlio, quel dispettoso e insolente che se ne andava sempre in giro armato di frecce a causare i peggiori scandali rovinando matrimoni. Era Cupido, dio dell’amore,

“Vendica tua madre, punisci senza pietà quell’arrogante mortale che usurpa i miei onori. Falla innamorare del più abietto degli uomini.”

Così Venere parlò al figlio.

Il terribile oracolo

Intanto Psiche non otteneva alcun frutto dalla sua bellezza inaccessibile, tutti la ammiravano ma nessuno la chiedeva in sposa. Le due sorelle più grandi, la cui bellezza era modesta, si erano già sposate. Il padre, preoccupato per la sorte di Psiche, interrogò l’oracolo di Apollo. Questi sentenziò:

“Vesti a nozze di morte la tua fanciulla ed esponila su un’alta rupe. Non aspettarti, o re, un genero da umana stirpe nato, bensì un terribile mostro alato che con le sue frecce ogni cosa tormenta. Giove stesso lo teme.”

Il re, udita la sacra profezia, tornato a casa con l’animo colmo di tristezza, riferì i comandi del funesto oracolo e, compiuti i riti di quel matrimonio di morte, la famiglia e il popolo tutto accompagnò la sposa al corteo funebre abbandonandola al suo destino.

Il palazzo incantato

Psiche apre la porta del giardino di Cupido di John William Waterhouse
Psiche apre la porta del giardino di Cupido di John William Waterhouse

Ma mentre Psiche, rimasta sola piangeva sulla rupe, Zefiro la sollevò e, sostenendola con soffio leggero, la depose su di un soffice prato. Qui la bella Psiche con animo più leggero scorse un boschetto e al centro vide un palazzo incantato. Attratta dalla magia di quel luogo divino, Psiche avanzò e, piena di stupore, vide immensi tesori: colonne dorate, soffitti argentei e pavimenti di mosaici composti da pietre preziose. Posando i suoi nudi piedi su tali ricchezze d’un tratto udì una voce senza corpo:

“Tutto ciò che vedi appartiene a te. Siamo le tue ancelle e quelle che senti sono le nostre voci. Immergiti in un bagno profumato e quando avrai terminato ti serviremo un banchetto principesco.”
La bella Psiche seguì i consigli della voce misteriosa, e dopo aver goduto le magnificenze offerte dalle ancelle senza corpo, l’ora tarda la invitò al sonno.

Lo sposo misterioso

Amore e Psiche di Canova
Amore e Psiche di Canova

Nel cuore della notte un dolce suono giunse all’orecchio della bella Psiche. Era il suo sposo sconosciuto che, nell’oscurità, entrò nel letto, fece di lei sua moglie e prima dell’alba fuggì via. Le cose si ripeterono così per molto tempo. Ogni notte quello sposo che Psiche non poteva vedere, ma che poteva udire e toccare, veniva ad amarla, e l’abitudine finì col rendere piacevole alla giovane questa nuova vita mentre il suono delle voci misteriose ne confortava la solitudine.
Nel frattempo la sua famiglia, che nulla aveva più saputo di lei dopo averla lasciata sulla rupe, si consumava in un pianto inconsolabile.

Un segreto pesante

Una notte lo sposo misterioso disse alla sua Psiche:

“Mia dolce sposa, ti prego, non tentare mai di scoprire il mio aspetto. Se mi vedrai una volta non potrai vedermi mai più. Sii prudente amor mio, non raccontare a nessuno di noi. Presto saremo in tre. Porti già in grembo una creatura: un dio se tu saprai proteggere il nostro segreto, un mortale se, invece, lo tradirai.”

Psiche al culmine della felicità per quella notizia, contava i giorni che passavano estasiata da quel ventre che cresceva.

Ma un giorno, volendo condividere la sua immensa gioia con le sorelle e desiderando rassicurarle sulla sua sorte, chiese al marito il permesso di vederle.

“Ti prego marito mio, concedimi di vedere le mie sorelle in cambio della visione di te che mi è negata.”

Il marito acconsentì raccomandandole ancora una volta di non lasciarsi mai convincere a scoprirne il volto. Poi ordinò a Zefiro di andare a prendere le due cognate.

Sorelle invidiose

Il giorno dopo, mentre le due fanciulle sulla rupe piangevano la scomparsa di Psiche, Zefiro le sollevò e con lievi soffi le portò al palazzo incantato.
Psiche piena di gioia mostrò loro tutti i tesori del palazzo e offrì loro un banchetto prelibato servito dalle voci misteriose. Alle domande delle curiose sorelle sul marito, Psiche rispose vagamente inventando storie sul suo misterioso sposo. Ma l’ingenua fanciulla si contraddisse parlando dapprima di un giovane imberbe e poi di un vecchietto brizzolato. La sera, dopo aver dato loro appuntamento per il giorno dopo, chiamò Zefiro e gliele affidò affinché le riportasse indietro.
Quelle due, una volta sole, livide d’invidia, iniziarono a sparlare della dolce Psiche.

“Hai visto come si atteggiava? Ricca com’è ci guarda dall’alto in basso!”

Le scaltre sorelle si avvidero inoltre della grossolana menzogna di Psiche e compresero che l’invidiata sorella non conosceva il volto del marito. Ordirono così un terribile inganno.

L’inganno

Amore e Psiche di Louis-Jean-François Lagrenée
Amore e Psiche di Louis-Jean-François Lagrenée

Il mattino dopo le due malvagie sorelle, giunte sulla rupe, senza nemmeno aspettare che il vento si sollevasse ad accoglierle, si lanciarono nel vuoto, ma Zefiro le raccolse col suo soffio e le depose al palazzo dorato come gli era stato ordinato dalla coppia di sposi.

“Amata sorella” dissero con finte lacrime “abbiamo saputo con certezza che tuo marito è un mostro così come l’oracolo aveva predetto al re nostro padre. Tutti dicono che appena il tuo grembo sarà cresciuto abbastanza lui ti divorerà gustandoti insieme al ricco frutto del tuo ventre.”

L’ingenua Psiche, presa dal terrore, dimenticando gli avvertimenti del suo sposo, svelò alle sorelle di non averne mai veduto il volto e si affidò ai loro scellerati consigli.

“Quando il mostro sarà addormentato vai, in punta di piedi, a prendere una lama e una lucerna piena d’olio e, alla luce, taglia la testa al mostro spaventoso.”

Certe di aver terrorizzato Psiche, le perfide sorelle la lasciarono sola.

Il tradimento

Venne la notte e venne anche lo sposo che, dopo aver amato dolcemente la sua Psiche, cadde in un sonno profondo.
Allora la fanciulla, spinta dal destino, prese il pugnale e il lume. Ma, non appena rischiarò il talamo, vide la più mite e la più dolce di tutte le creature: Cupido, il meraviglioso dio soavemente addormentato.
Psiche, incredula davanti a quella straordinaria visione, ne scorse le armi ai piedi del letto, e spinta dalla curiosità prese ad accarezzarle pungendosi un dito con una freccia dorata. Così Psiche si innamorò perdutamente di Cupido e, vinta da un desiderio travolgente, si chinò sullo sposo abbandonandosi alla passione. Ma la lucerna gelosa, quasi volesse toccare anche lei quel corpo delizioso, lasciò cadere una goccia di olio bollente sulla spalla di Cupido. Al sentir la bruciatura il bel dio balzò su e, scoperto il tradimento della sposa, fuggì spiccando il volo. Psiche, lo afferrò per una gamba restandovi appesa mentre Cupido volava in cielo fino a che, sfinita, si lasciò cadere giù.

L’abbandono

Amore e Psiche di Nicolas Colombel
Amore e Psiche di Nicolas Colombel

Il dio innamorato non ebbe cuore di abbandonare Psiche così distesa a terra. Posandosi su un albero vicino, le disse:

“Psiche per te ho disobbedito a Venere, mia madre, che voleva darti in sposa a un uomo abietto. Io, vedendoti sulla rupe, mi sono ferito con la mia stessa freccia. E tu, dando retta a quelle terribili sorelle, mi hai creduto un mostro. La mia fuga sarà la tua punizione.”

Pronunciate queste parole la lasciò.

La fanciulla, per por fine alla sua disperazione si gettò nel fiume più vicino. Ma il buon fiume l’accolse con un’onda adagiandola con cura su una riva fiorita.

Pan consola Psiche di Klimt
Pan consola Psiche di Klimt

Lì trovò a consolarla Pan, il dio dei boschi, che con sagge parole la spronò a reagire.
La poveretta, ringraziato il dio caprino, si mise in cammino.

Una vendetta inaspettata

La fanciulla abbandonata arrivò alla casa di una delle due sorelle. Psiche, ormai perduta l’ingenuità, raccontò alla sorella quanto era accaduto modificandone però il finale.

“Quando Cupido svegliatosi capì che avevo in programma di ucciderlo mi urlò di andarmene dicendo che avrebbe desiderato sposare te. Sì proprio te amata sorella.”

Caduta nel tranello della rinnovata Psiche, la sorella si precipitò alla rupe per raggiungere il palazzo di Cupido. Gridando “Cupido prendimi, sono io la sposa degna di te” si lanciò convinta che l’alito di Zefiro l’avrebbe accolta. Ma nessun vento l’abbracciò stavolta e la disgraziata si sfracellò sulle rocce.
Uguale sorte toccò all’altra sorella.

La suocera adirata

Frattanto Venere venne a sapere l’intera vicenda. La dea infuriata inveì contro il figlio per averle disobbedito e ancor più per essersi innamorato proprio di quella mortale che aveva usurpato i suoi onori divini.

Amore e Psiche da Venere

Affinché la scottatura di Cupido guarisse, Venere lo accudì nella propria stanza e lì lo tenne prigioniero.
Intanto Psiche, dopo aver vagato in ogni dove alla ricerca di Cupido, si risolse a recarsi dalla suocera divina nella speranza di trovarlo lì.

Quando Venere vide la fanciulla piena di timore la accolse con queste parole:

“Finalmente ti sei degnata di venire a trovare tua suocera! O sei venuta a cercare tuo marito? Ma stai tranquilla che riceverai l’accoglienza che meriti.”

Le ancelle dell’amore

Così dicendo la dea dell’amore mandò a chiamare le sue inseparabili ancelle: Inquietudine e Tristezza. Queste, dopo aver torturato a lungo Psiche, la riportarono al cospetto di Venere.

Le quattro prove

La dea, ancora furibonda, decise di sottoporre Psiche a quattro durissime prove.

La prima prova: i semini

Per prima cosa fece portare un cumulo di chicchi di grano, orzo e miglio mescolati alla rinfusa e ordinò a Psiche di separarli, entro sera, in tanti mucchietti ordinati.
La giovane fanciulla disperava di superare la prova. Ma ecco che una formichina, mossa a compassione, venne in suo aiuto, chiamò le sue minuscole compagne e insieme, un chicco dopo l’altro, separarono i semini in mucchietti ben ordinati.

La seconda prova: il vello d’oro

Ma la dea Venere, non contenta e sempre più furente, il mattino dopo sottomise la giovane a un’altra prova. La prese e le disse:

“Laggiù in quel bosco, lungo le rive del fiume, pascolano in libertà delle pecore dal vello d’oro. Portami un po’ di quella lana dorata.”

Immediatamente Psiche si mise in cammino, non per obbedire alla dea, bensì per gettarsi nel fiume e por fine ai suoi tormenti. Ma lì, sulla sponda del fiume, una canna, di quelle che con la brezza emettono suoni soavi, le sussurrò:

“Dolce Psiche, ti prego, non contaminare con la tua morte le acque del fiume che mi nutre. Tuttavia non devi neanche avvicinarti a quelle pecore a quest’ora del giorno. Il caldo sole infatti le rende feroci. Attendi il crepuscolo e, quando le pecore saranno addormentate, cogli la lana d’oro che resta impigliata qua e là tra gli arbusti.”

Così fece Psiche e tornò dalla dea col grembo colmo di soffice lana dorata.

La terza prova: l’acqua dello Stige

Aquila porta la coppa a Psiche di Benjamin West
Aquila porta la coppa a Psiche di Benjamin West

Ma la crudele dea dell’amore sottopose la fanciulla a un’altra prova.

“Vedi la cima di quell’altissimo monte? Lì scaturiscono le acque che nutrono lo Stige, il fiume dell’oltretomba. Sali lassù con questa ampolla di cristallo e riportamela piena d’acqua.”

La povera Psiche si diresse dove le era stato indicato. Se non fosse riuscita a portare a termine la pericolosissima prova, almeno la morte avrebbe posto fine alla sua disperazione.
Giunta in prossimità della cima vide che dagli anfratti della rupe scoscesa si affacciavano terribili draghi a proteggere la fonte le cui acque parlanti le gridavano:

“Vattene! Morirai!”

Ma ecco venire in suo aiuto l’aquila del dio Giove che con abilità e astuzia riuscì a riempire l’ampolla delle pericolose acque per la bella Psiche che la portò subito a Venere.

La quarta prova: il regno dei morti

Psiche di Évariste Vital Luminais
Psiche di Évariste Vital Luminais

Ma neanche questo placò la furia della bellissima dea. Così si rivolse alla giovane dicendo:

“Ti resta un altro ordine da eseguire. Dovrai scendere agli inferi e farti consegnare da Proserpina un po’ della sua bellezza da portare a me.”

La torre

Allora Psiche, convinta che fosse ormai giunta la sua fine poiché doveva recarsi nel mondo dei morti, salì su una altissima torre per gettarsi di lassù e scendere agli inferi.
Ma la torre, mossa a compassione, così le parlò:

“Cara ragazza, non darti per vinta davanti a questa ultima prova. Buttandoti giù arriveresti subito agli inferi, ma non potresti più tornare indietro perché il tuo corpo sarebbe ormai diviso dal tuo spirito. Piuttosto segui le istruzioni che ti darò per arrivare nel mondo dei morti viva e poterne tornare indietro.”

Come tornare vivi dal regno dei morti

La torre continuò a parlare svelando a Psiche passo per passo come superare la prova e tornare indietro sana e salva.

“Recati al promontorio che sorge ai confini di Sparta. Lì troverai l’ingresso al regno dell’oltretomba. Una volta entrata dovrai ignorare tutti coloro che ti chiederanno aiuto. Lì la pietà non è ammessa. Porta con te in bocca due monete e in ogni mano una focaccia. Scendi giù lungo il sentiero che ti porta al fiume dei morti e là Caronte ti traghetterà sull’altra sponda. Gli pagherai il pedaggio con una delle due monete, ma lascia che sia lui con la sua stessa mano a prenderla dalla tua bocca. Sull’altra riva due tessitrici ti chiederanno aiuto, ma tu ignorale. Non lasciarti commuovere. Sono trucchi di Venere per far sì che ti lasci cadere dalle mani le due focacce. Ti basterà sprecarne una e non potrai più tornare nel regno dei vivi. Giunta all’ingresso della dimora di Proserpina, troverai di guardia un cane gigantesco a tre teste. Placane la furia con una focaccia. Al cospetto di Proserpina riferiscile umilmente le richieste di Venere. Riceverai da lei uno scrigno col segreto divino della bellezza. Per tornare indietro tieni a bada il mostruoso cane con l’altra focaccia e paga Caronte con la seconda moneta.”
Infine la torre aggiunse:
“Di una cosa mi raccomando mia cara fanciulla: non aprire mai, per nessun motivo, lo scrigno. Non cercare, nel modo più assoluto, di scoprire il segreto di bellezza che custodisce.”

Psiche seguì scrupolosamente le indicazioni della torre per recuperare sana e salva il tesoro di bellezza nel modo dei morti.

La curiosità di Psiche

Psiche apre la scatola l'oro di John William Waterhouse
Psiche apre la scatola l’oro di John William Waterhouse

Ma risalita alla luce fu assalita dalla curiosità. Si disse:

“Ho tra le mani la bellezza divina. Potrei prenderne solo un pochino per rendermi più bella agli occhi del mio amato.”

Aprì lo scrigno, ma questo conteneva solamente sonno. Psiche, avvolta dal sopore che si sprigionava dallo scrigno, cadde così in un profondo letargo.

Amore e Psiche si ritrovano

Amore e Psiche di William-Adolphe Bouguereau
Amore e Psiche di William-Adolphe Bouguereau

Nel frattempo Cupido, ormai guarito, non sopportando più la lontananza della sua amata, era fuggito dalla stanza dove era tenuto prigioniero. Accorse in volo a soccorrere la sua Psiche. Con premura raccolse il sonno e lo rimise nello scrigno. Poi, pungendo delicatamente con la sua freccia la sua amata, la risvegliò.

“Mia dolce Psiche, ti sei lasciata di nuovo vincere dalla curiosità vero? Ma ora corri subito da mia madre per portare a termine l’incarico che ti ha dato. Io nel frattempo mi occupo del resto.”

Così, mentre Psiche si affrettava a concludere la sua ultima prova, Cupido si recò dal grande Giove per perorare la sua causa.

Il matrimonio di Amore e Psiche

Il re di tutti gli dei accolse Cupido con un bacio paterno dicendogli:
“Mi hai ferito tante volte con le tue frecce mettendomi nei guai con avventure di ogni genere. Tuttavia sono magnanimo e farò tutto ciò che mi chiedi.”
Così dicendo ordinò a Mercurio di convocare subito tutti gli dei in assemblea. Giunte tutte le divinità Giove le invitò ad accogliere Psiche come moglie di Cupido e rivoltosi a Venere le disse:

“Magnifica Venere, non temere che questo matrimonio con una mortale possa danneggiare la tua stirpe. Io farò in modo che le nozze siano legittime e tra eguali.”

E subito Giove ordinò a Mercurio di portare Psiche sull’Olimpo. Qui, porgendo alla fanciulla una coppa d’ambrosia, le disse:

“Bevi Psiche e diventa immortale. Mai Cupido si scioglierà dal legame con te. Da ora voi sarete sposi per l’eternità.”

E fu servito un sontuoso banchetto nuziale. Tutti gli dei vi presero parte con gioia.
Così Psiche, divenuta dea, andò in sposa al suo Cupido e quando venne al mondo la loro figlia, la chiamarono Voluttà.

Cosa regala il mito di Amore e Psiche

Come tutti i miti classici, anche la storia di Amore e Psiche può rivelare i più svariati segreti. 

Aprirsi all’altro

Per raggiungere l’amore autentico, per far crescere un rapporto oltre alla semplice attrazione, è necessario conoscere l’altro e lasciarsi conoscere dall’altro. Ciò può ferirci, ma anche questo tipo di dolore, il mettersi a nudo davanti all’altro, una volta superato, può renderci più forti.

Le quattro prove

Possiamo anche azzardare una interpretazione delle quattro prove come a passi necessari per una relazione autentica.

  • la prova dei semini potrebbe significare la dedizione;
  • nella prova del vello d’oro si potrebbe vedere la pazienza: per prendere il manto dorato infatti Psiche ha dovuto attendere il crepuscolo;
  • la prova delle pericolose acque dello Stige potrebbe rappresentare l’audacia;
  • nell’ultima prova, il percorso agli inferi, si potrebbe vedere l’intenzionalità cioè la volontà di intraprendere un percorso, la sua pianificazione e l’impegno.

Gli aiutanti

Durante la storia Psiche incontra tantissimi aiutanti: il dio Pan, le formichine, la canna, l’aquila e la torre. Ognuno di questi potrebbe essere interpretato ad esempio come una parte di noi, una nostra risorsa interna cui attingere quando ci troviamo di fronte agli ostacoli. O anche a rapporti con gli altri. Il bello dei miti, ancora una volta, è che si prestano alle più diverse interpretazioni lasciandoci così confrontare con la nostra visione del mondo.

Il doppio

Come nella maggior parte delle storie, inoltre, anche nel mito di Amore e Psiche possiamo trovare il tema del doppio, il cd Doppelgänger già incontrato in altre declinazioni ne “Il giro del mondo in 80 giorni” e nel mito di Eco e Narciso. Qui lo vediamo nella coppia Venere e Psiche, la cui bellezza porta la gente a confondere la mortale con la dea. Peraltro il confronto della divina Venere con una meravigliosa mortale è anche presente nel mito del giudizio di Paride cui abbiamo dedicato l’articolo La mela della discordia.

L’amore è cambiamento

L’amore è cambiamento, così Cupido, da ragazzino dispettoso (come l’abbiamo conosciuto nell’articolo su Il mito di Apollo e Dafne e ne I personaggi della Primavera di Botticelli) diventa un uomo responsabile capace di accudire chi ama.

Si potrebbe anche riflettere sull’innamoramento di Cupido per l’epigona della propria madre. Ma preferiamo non addentrarci qui in un terreno così pernicioso.

Limitandoci a discorsi più pedestri impariamo che il vero segreto della bellezza divina è un buon sonno!

Il video di Amore e Psiche

Se vuoi goderti la narrazione di Amore e Psiche avvolto dalla musica di Tchaikovsky e gustando anche le opere d’arte che questa storia ha ispirato nei secoli, ti invito a vedere il video sul canale YouTube di Libriazonzo che trovi qua sotto.

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